domenica 3 maggio 2020

Recensione "Notre Dame de Paris"


La recensione di questo libro arriva con un mese di ritardo, perché i libri belli vanno digeriti, soprattutto i classici, ai quali si teme sempre di non rendere mai la meritata giustizia.
"Notre Dame de Paris" è un romanzo monumentale come la cattedrale che celebra, non tanto per la mole abbastanza consistente quanto per l'immensa profondità dei suoi contenuti. È, prima di entrare in ambito prettamente narrativo, la storia di come la letteratura può salvare l'architettura. Quando Hugo scrisse il suo romanzo, i parigini consideravano gli edifici gotici delle mostruosità, lui che invece considerava l’architettura medioevale come "il grande libro dell’umanità" non era dello stesso parere. Sul volto di Notre Dame si trovano rughe e cicatrici: il tempo è vorace e l'uomo ancor di più. La grande architettura è un ammasso di cultura sopravvissuta nei secoli, di stratificazioni dei vari uomini susseguiti nel tempo. Eppure, come una madre natura che di naturale ha ben poco, la grande architettura sopravvive, la sua presenza calma, la sua rigorosità intimorisce come un giudice benevolo. Hugo fa rinascere Notre Dame, la consacra a simbolo di Parigi e ne fa una martire per cui piangere anche per noi contemporanei. Perché nel 2019 sono bruciate le voci dei secoli passati, non un austero edificio di pietra. La cattedrale è la vera protagonista del romanzo, vede consumarsi le vicende dei protagonisti e sopravvivrà a loro e a tanti altri.  Le vicende sono molto più complesse e intricate rispetto al lungometraggio Disney. Siamo a Parigi nel 1482 e Hugo ce lo fa capire benissimo, perché con un ritmo festoso e incalzante veniamo invitati a uno dei famosi misteri medievali, che altro non sono che rappresentazioni teatrali. Pierre Gringoire è il poeta squattrinato e incompreso artefice del mistero e il lettore è quasi portato a credere che sia lui il vero protagonista. Ma questo libro di protagonisti non ne ha. Questo perché è quasi impossibile non empatizzare con i personaggi. Tutti si fanno amare e odiare, senza esclusioni. È il caso della bella Esmeralda, ingenua gitana che vive danzando con la sua capra Djali.
Impossibile non rimanere affascinati da lei, eppure la sua ossessione per Phoebus e la sua incapacità di guardare Quasimodo, a volte la rendono stucchevole. Oppure parliamo di Phoebus, il personaggio più odiato del libro, è moralmente un uomo che speri anneghi nel suo disonore, eppure è profondamente vero. Citiamo Claude Frollo, a mio parere il più riuscito di tutta l'opera, il personaggio che mi ha regalato uno dei capitoli più belli letti in tutta la mia vita. Un rigido arcidiacono che a dispetto dei suoi più sacri principi è vittima di una potente infatuazione per la bella Esmeralda. L'amore di un dannato che è stregato, disperato e perduto. Un uomo che riesce a liberarsi dal carcere dei propri principi per andare incontro a un amore non corrisposto. E poi c'è Quasimodo, uno storpio che ha ricevuto solo violenza ed è l'unico linguaggio che conosce. Fino a quando non scopre che esistono anche altri linguaggi e altri modi per donare la sua delicata devozione. Esmeralda (purtroppo direi) non è la gitana sensuale e spigliata che la Disney ci ha donato, Phoebus non è un capitano senza macchia, Frollo non è un perfido arcidiacono senza sfumature e Quasimodo non è il ridente gobbo che parla con i Gargoyle (parla sì con i Gargoyle e anche con le campane, ma la malinconia che si nasconde dietro al fatto che sono le uniche cose con cui può parlare rompe ogni magia disneyiana). Le citazioni che mi sono rimaste nel cuore sono tante, questo dimostra una scrittura molto descrittiva ma anche molto riflessiva in grado di catturare il lettore e risultando fluente nonostante il secolo in cui il romanzo è stato scritto. I temi sono tantissimi e tra classi sociali e culture diverse Hugo dà autorità alla folla, ne presenta i componenti uno ad uno. Gli abitanti di Parigi hanno un volto e un nome, sempre. Il popolo di Parigi ha una dignità, non è un'indistinguibile e sacrificabile massa. Gli studenti, i religiosi, i militari, i membri della Corte dei miracoli, a tutti viene data una decenza letteraria. Questo rende i personaggi di Hugo così profondamente umani. La storia, ahimè, non è tutta rose e fiori come la ricordavamo, è molto più oscura ma anche molto più emozionante. Ma non posso dirvi di più ovviamente, per sapere altro dovrete prendere una decisione molto importante: leggerlo😉.
Vorrei infine spendere due parole sull'edizione firmata Oscar vault, la traduzione mi ha spesso fatto venire la pelle d'oca. Le illustrazioni, i materiali, la scelta dei tagli delle pagine, è tutto perfettamente studiato per far fare al lettore un viaggio indimenticabile, ringrazio voi della Oscar perché ringraziare Hugo non mi è possibile e qualcuno devo pur ringraziare per le emozioni provate durante questa splendida lettura❤️.

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